Le prime testimonianze certe e documentate della presenza della massoneria nel territorio italiano risalgono al 1728[2] con delle tracce potenziali nel 1723[3]. La prima loggia massonica, nota col nome di Fidelitas, si ritiene possa essere stata fondata sul territorio italico a Girifalco, in Calabria, nel 1723.[3][4][5][6][7].
Nel 1728 fu fondata, a Napoli, la Perfetta Unione, prima loggia regolare in Italia ad avere autorizzazione della Gran Loggia d’Inghilterra[8][9][10]. Dopo l’editto di Ferdinando IV di Borbone del 12 settembre 1775, che metteva fuori legge le logge massoniche, Francesco d’Aquino, principe di Caramanico, fu Maestro Venerabile della “Well Chosen Lodge”, n. 444 della Gran Loggia d’Inghilterra[11]. A Firenze la prima loggia fu fondata nel 1731. Intorno al nucleo iniziale, costituito da Inglesi, si aggiunsero gradualmente numerosi nobili e intellettuali fiorentini. Su questa loggia si esercitarono gli effetti persecutori della bolla pontificia In eminenti, pubblicata il 28 aprile 1738, che inaugurava una lunga serie di scomuniche e di condanne. Della Loggia fiorentina, detta degli “Inglesi”, fecero parte gli Italiani Antonio Cocchi e Tommaso Crudeli; quest’ultimo fu per questo incarcerato, torturato dal Sant’Uffizio di Firenze, morì per i postumi del carcere a Poppi nel 1745. È considerato il primo martire della massoneria universale.[12]
Sempre nel granducato di Toscana, a Livorno, nacquero addirittura quattro logge: due negli anni 1763 e 1765 (ottennero una patente di fondazione dalla Gran Loggia d’Inghilterra degli Antients) e altre due nel 1771 (con patente rilasciata dalla Gran Loggia d’Inghilterra dei Moderns). Il fenomeno massonico arrivò poi a Roma, con alterne vicende: nel 1735 alcuni gentiluomini inglesi diedero vita a una loggia giacobita, rimasta attiva fino al 1737, quando si dovette sciogliere per ordine del governo pontificio. Ma, rispettivamente nel 1776 e nel 1787, vi vennero fondate due logge, entrambe di rito scozzese. Il 27 maggio 1789 il conte di Cagliostro tentò di organizzare una loggia basata sul proprio “sistema egiziano”, ma venne arrestato e processato dal Sant’Uffizio che, nell’aprile 1791, lo condannò a morte come “eretico formale, mago e libero muratore”, pena commutata poi nel carcere perpetuo.
Nel 1749 a Chambéry (Savoia, parte integrante del Regno di Sardegna) fu fondata la loggia “Saint Jean des Trois Mortiers”, sulla base di una patente di gran maestro provinciale per la Savoia e il Piemonte rilasciata dalla Gran Loggia di Londra nel 1739 al marchese Joseph François Noyel de Bellegarde; nel 1752, la stessa loggia assunse il nome di Gran Loggia Madre, con facoltà di creare altre logge in tutti i territori del regno di Sardegna e, di fatto, nel 1765 -anno in cui era in corrispondenza con la loggia di “Saint Jean d’Ecosse du Secret et de l’Harmonie” di Malta e con quella di “San Giovanni di Scozia” di Palermo[13]– ne vennero create tre, tra cui “La Mystérieuse” a Torino. Quest’ultima assunse una tale importanza da far ottenere nel 1773 il conferimento al conte di Bernezzo del titolo di gran maestro provinciale per il Piemonte, con la conseguente completa autonomia dalla Gran Loggia Madre di Chambéry. In Piemonte una loggia era presente anche a Novi Ligure. Nel 1746 fu fondata una loggia a Venezia, alla quale sono da ricollegare le figure di Giacomo Casanova, di Carlo Goldoni e di Francesco Griselini, che rimase in attività fino al 1755, quando l’intervento degli Inquisitori di Stato portò all’arresto del Casanova e ne determinò la chiusura. Ma una nuova loggia sorse nel 1772, con patente della Gran Loggia d’Inghilterra, per iniziativa del segretario del Senato, Pietro Gratarol, e rimase attiva fino al 1777, mentre nasceva un’altra loggia a Venezia, una a Vicenza e un’altra a Padova.
Dalla “Perfetta Unione” a Napoli,[14] nel 1747 Raimondo di Sangro, Principe di San Severo, diede vita a un cerchio interno ove si generò il Rito Egizio Tradizionale, la più antica comunione massonica italiana ancora operante.[8] A seguire nel 1749 fu fondata su iniziativa di un mercante di seta francese, un’altra loggia di più modesta fisionomia sociale. Dopo la pubblicazione, avvenuta il 28 maggio 1751, della Bolla Providas Romanorum Pontificum emanata da papa Benedetto XIV per ribadire la condanna pontificia del 1738, Carlo VII di Borbone (che divenne poi il re Carlo III di Spagna) promulgò un editto (10 luglio 1751) che proibiva la Libera Muratorìa nel Regno di Napoli, tuttavia il provvedimento non stroncò la Massoneria: una risorta loggia locale ottenne una patente dalla Gran Loggia Nazionale di Olanda (10 marzo 1764) che la promuoveva al rango di Gran Loggia Provinciale per il Regno di Napoli, mentre una seconda loggia, con patente della Gran Loggia d’Inghilterra (Moderns), il 7 marzo 1769 fu parimenti investita del rango di Gran Loggia Provinciale. Raimondo di Sangro, VII principe di Sansevero (1710-1771) divenne massone nel 1744 e gran maestro di tutte le logge napoletane fino al 1751[15]. Sul finire del Settecento sorse a Napoli “La Philantropia”, loggia di rito inglese in cui militarono alcune personalità dell’Illuminismo meridionale come Mario Pagano (che verrà eletto maestro venerabile), Pasquale Baffi, Gaetano Filangieri, Giuseppe Albanese, Donato Tommasi e Domenico Cirillo[16]. Baffi, Pagano, Albanese e Cirillo furono esponenti della Repubblica Partenopea e vennero condannati a morte dopo la restaurazione borbonica.
In Liguria tra il 1745 e il 1749 risultano una loggia a Bordighera e almeno due a Genova, da collegare alla presenza delle truppe francesi in difesa della Repubblica. Verso la fine del secolo nacquero altre due logge nel capoluogo, una (1780) aderente al Regime Scozzese Rettificato e un’altra (1782) che ottenne una patente dalla Gran Loggia d’Inghilterra con il titolo di Old British and Ligurian Lodge. Nel 1756 fu fondata una loggia a Milano, subito scoperta dalle autorità austriache; il fatto determinò un editto (6 maggio 1757) con il quale il governatore, Francesco III d’Este, duca di Modena, vietava le riunioni massoniche in tutto il territorio dello Stato Lombardo. Ma la loggia continuò a esistere e nel 1783 aderì alla Gran Loggia di Vienna. Lo stesso anno il conte Wilczeck, ministro plenipotenziario imperiale a Milano, fondò a Milano, con patente degli Illuminati di Baviera, la Loggia “La Concordia”, che aderisce alla Gran Loggia Nazionale di Vienna, e nel 1784 assunse la carica di gran maestro provinciale per la Lombardia austriaca. Nel 1776 sorse una loggia anche a Cremona.