Le strategie, gli errori e le contingenze che spaccano in due la Massoneria italiana
«Cantami, o Diva, del ravennate Leo, l’indugio funesto (…)», così inizierebbe questo testo, se volessimo accostare la figura dell’ex Sovrano Gran Commendatore del Rito Scozzese Antico e Accettato (e per ora Gran Maestro mancato del GOI) Leo Taroni a quella dell’eroe narrato dal poeta Omero nell’Iliade.

Tanto funesta, infatti, fu l'”ira” del pelide Achille, nell’originale greco, quanto funesto appare oggi l’indugio – temporeggiatore – del Ravennate, ad intraprendere azioni più dure contro quelli che sempre più vengono definiti, sui social massonici, a partire dell’ormai insostituibile Libero Muratore Channel, come i “golpisti” del Vascello. Ma è proprio come appare?
La verità, forse, è un po’ diversa. Come abbiamo potuto ricostruire attraverso confidenze di personaggi di primo piano del Grande Oriente d’Italia e la presa visione di documenti riservati. Perché, in realtà, più di un qualcosa si muove sotto il paludato silenzio cui si sono consacrati i vertici della “resistenza” della Massoneria italiana.
Fatto salvo il notaio messinese Silverio Magno, che attaccato frontalmente attraverso due Tavole d’incolpazione massonica (per aver osato parlare di “zone grige” nella Massoneria, circa il contrasto alla criminalità organizzata) ormai gioca una partita a parte, all’insegna della difesa dei valori dell’antimafia contro i vertici negazionisti del GOI siciliano, rei – secondo Magno – di perpetuare la stortura di un “sistema” che di “libero muratorio” non ha più nulla, bensì molto di equivoco e, a suo dire, di controiniziatico.
La “bomba”
Un fatto è certo: la famosa “bomba” che doveva scoppiare (in senso figurato) due giorni fa a Villa il Vascello, nel corso della riunione della Corte Centrale del GOI, non è scoppiata. L’atto (esattamente un’ordinanza del Tribunale civile) – secondo quanto è trapelato – doveva alloggiare nella valigetta di Ruggero Stincardini, plenipotenziario di Leo Taroni in Commissione Elettorale Nazionale e novello Colonnello von Stauffenberg de ‘noantri (Operazione Valchiria); ma l’ordinanza o è restata con lui a Perugia (Stincardini è stato assente alla riunione del Vascello), oppure non è mai esistita, contrariamente a quanto fatto intendere a cascata attraverso i ranghi, serratissimi, della catena di comando taroniana.
Le due pec
Uguale mistero sulla sorte delle due pec inoltrate al Tribunale civile di Roma, varate durante la riunione ristretta dei Grandi Elettori della Lista n. 1, tenutasi nella Capitale nel pomeriggio del 21 maggio scorso. Entrambe, così era stato fatto intendere, erano rivolte ad ottenere dal Giudice civile un’ordinanza “inaudita altera parte“, cioè senza possibilità di intervento dei cosiddetti “golpisti” di Antonio Seminario, se non in un momento successivo del procedimento. È adfesso da chiedersi se a queste due pec sia mai stata data risposta…
Sembrerebbe di no. Una delle due, infatti, era rivolta ad impedire la riapertura degli scatoloni elettolari da parte della Corte Centrale del GOI, paventandone un danno materiale, con possibile compromissione del contenuto, in vista della causa da approntarsi in sede civile nel caso di rigetto del ricorso volto all’annullamento della proclamazione di Antonio Seminario a Gran Maestro del GOI avvenuta in seno alla CEN. Evento però puntualmente verificatosi durante la riunione di venerdì al Vascello.
La Corte Centrale… e la CEN
La Corte Centrale costituitasi due giorni fa al Vascello era composta da Alberto Moschini, in qualità di Presidente, Aurelio Pugliese, come Vicepresidente e Rosario Sansone, con funzione di Giudice Relatore. Per la CEN erano presenti i “fratelli” Antonio Cimò, Andrea Giontella, Bruno Bertucci, Giuseppe Curcio, Roberto Gioacchini, Carlo Bosi, Michele Benussi, Paolo Pacorig, Christian Starinieri, Danilo Garresio e Salvatore Indelicato; assenti il già nominato Ruggero Stincardini, Antonio d’Errico, Pierfilippo Marcoleoni, Francesco Dotro, il sardo Paolo Massenti e Romano Baccioni.
In assenza di preclusione alcuna si è proceduto all’apertura dei plichi elettorali, al fine di estrarre copia dei verbali in essi contenuti. Terminata l’operazione il rappresentante della Lista n. 1, Federico Donati, ha chiesto che sia per la busta contenente le chiavi dell’armadio, in cui è stato riposto il materiale elettorale, sia per la busta contenente i supporti informatici, di ripresa delle operazioni di apertura e richiusura dei plichi, fosse nominato un custode. Fabio Federico, l’onnipresente avvocato del GOI, prima di Bisi e adesso di Seminario, nulla ha osservato a riguardo.
La Corte Centrale alle ore 14:40 si ritira in Camera di Consiglio per deliberare. Trentacinque minuti dopo decide circa l’anzidetta questione della custodia.
A questo punto, Donati chiede che finalmente si definisca il procedimento per il quale ci si è formalmente riuniti, essendo ormai spirati da tempo i termini di cui all’art. 209 quater del Regolamento del GOI.
La Corte rientra in Camera di Consiglio alle 15 e 20.
L’esito, alla fine, è che, considerata la gran mole di documentazione acquisita, la decisione add’arrivà. La Corte, insomma, si riserva di decidere, a quando non è dato sapere.
Nulla di fatto, quindi, in barba ai disposti regolamentari del GOI, che imporrebbero tempistiche certe.

La reale posta in gioco
Ma cosa bolle davvero in pentola? Esattamente quello che non si può scrivere nei documenti ufficiali.
Filtra che per Antonio Seminario esista un grosso, anzi grossissimo problema. Perché va bene avere mano libera su soldi e immobili del GOI attraverso la Fondazione, va bene pure il mercato delle indulgenze, pardon, dei grembiuli, dei nastri e delle onorificienze, ma… quel nomignolo di “Talloncino”, affibbiatogli come nomen iniziatico dai social proprio non gli va giù! Ne va del proprio orgoglio personale, della dignità massonica, e anche di una certa credibilità che deve necessariamente accompagnare il ruolo. Insomma, di quella “autorevolezza” che almeno un minimo ci deve essere, ben al di là delle “Tavole d’accusa” che possono essere anche sganciate sul mondo intero, ma non fanno di certo un Gran Maestro.
Inoltre, diciamocelo, se uno va di qua e di là per il mondo, ad incontrare la crème de la crème della Massoneria universale, in eventi paragonabili al G7 (qua)… non è che poi in patria può essere considerato un semplice “Talloncino”!
Ecco, allora, la soluzione studiata in casa “Federico”: ammettere i voti taroniani inficiati dal famigerato talloncino antifrode, sottoponendosi a malincuore al principio ordinamentale del “favor voti“, ma in compenso… recuperare altrove le schede mancanti, ovviamente a favore di Seminario! Ferma restando ovviamente la Sicilia, dove le situazioni scabrose di Palermo (più votanti che aventi diritto) ed Enna (plichi pervenuti in clamoroso ritardo) non devono assolutamente essere scoperchiate.
Chi cerca trova
Così, cerca e ricerca per lo Stivale… l’occhio onniveggente alla fine è caduto su un piccolo seggio di un Oriente ligure, in cui i “fratelli” sono pochi come le Logge ivi presenti, e ci si conosce tutti per nome. Qui, appunto, è successa una cosa che adesso può tornare utile: il 3 marzo, ben quattro ore prima della chiusura delle votazioni per il rinnovo della Gran Maestranza, con un rapidissimo giro di telefonate il Presidente del piccolo avamposto elettorale è stato informato che i 7/8 “fratelli” che ancora mancavano all’appello dei votanti non si sarebbero presentati alle urne, chi per un motivo chi per l’altro. E che, quindi, non avrebbe avuto senso star lì, in Casa massonica, a tirarla per le lunghe, fino al termine della giornata di votazioni… Tutti a casa con quattro ore d’anticipo! “Che bello!”, si sarà pensato. E invece no, perché questo “vulnus” ora rischia di costare caro. In casa “Federico”, infatti, si è pensato che tutto ciò sia bastevole per cagionare l’annullamento dei voti dell’intera Circoscrizione Liguria.
Regione in cui, guarda caso, Leo Taroni ha stropicciato il Gran Maestro calabrese di quasi 300 voti! Insomma, vista così l’idea sembra perfetta: riammettere le schede votate regolarmente, nonostante il tagliandino antifrode, liberare Seminario dallo scomodissimo nomignolo, e far rientrare dalla finestra la differenza voti uscita dalla porta, con l’annullamento delle 374 schede liguri a favore di Taroni, giustamente votate da “maestri” attivi e quotizzanti.
I difetti di comunicazione
In questo quadro, dove tutto è lecito, diventa facile comprendere la prudenza di Taroni, che teme ogni giorno di più di essere raggiunto da una Tavola d’accusa. Per un qualsiasi motivo possa saltare alla mente dei “Tavolatori Folli” di Villa il Vascello.
Vuoi che non si possa scovare un “fratello” che ha letto un suo labiale irriverente durante la campagna elettorale? Uno che lo ha visto a cena con un pari “Scozzese” (oggi è “colpa massonica” grave), oppure… anche il bianco della sua cravatta, perché no? Senza dubbio una lesa maestà nei confronti del bel rosso dei peperoncini calabresi! Ma anche uno sguardo storto… e chi più ne ha più ne metta!
Una situazione, insomma, che non permetterebbe a Taroni di essere pungente come molti osavano sperare. Magari pungente come Silverio Magno, che infatti in privato ha confidato che non è del tutto d’accordo con la linea troppo prudente tenuta dalla Lista n. 1. Nulla di male, ci sta che tra persone serie e libere si possa professare idee differenti. Il monolitismo ideologico, infatti, non è mai un buon segno, specie tra uomini che si professano “del bubbio”.
La prudenza taroniana, purtroppo, è stata finora foriera di difetti di comunicazione evidenti, che con poco impegno, tuttavia, potrebbero essere superati. Magari cercando vie di comunicazione con la stampa adatte a tutelare la necessaria riservatezza, ma… aperte ad informare i “fratelli” su mosse che, settimana dopo settimana, sembrano sempre più fumose e inconsistenti.
Ci domandiamo, ad esempio, tornando indietro di qualche mese, se la linea di condotta scelta alla Gran Loggia di Rimini abbia in qualche modo pagato, o sia stata totalmente fallimentare. Infatti, oggi lo si può affermare con certezza, al grido: «Il GOI siamo noi! Partecipiamo perché il GOI è nostro!», il GOI se lo sono presi gli altri.
Giulio Nigro e il mondo Scozzese
A complicare la situazione, la recentissima “scomunica” di Antonio Seminario nei confronti del Rito Scozzese Antico è Accettato.
La faccenda non sembra essere stata recepita appieno dall’attuale Sovrano Gran Commendatore del Rito Giulio Nigro, che ha scritto una lunga missiva al Gran Maestro del GOI, per chiedergli un ripensamento. Missiva che a legger bene il decreto 10/AS è già di per sé “colpa massonica”.
Giulio Nigro farebbe bene a rispondere alle semplici domande che gli abbiamo già rivolto, e che qua riprendiamo:
1) Il Decreto del Gran Maestro del GOI Antonio Seminario N. 10/AS sembra porre “fuorilegge” il RSAA per la più importante e numerosa Comunione massonica italiana. Quali sono, secondo Lei, le più immediate conseguenze?
2) I Riti di perfezionamento massonico lasciano, da consolidata prassi, l’amministrazione dei Tre Gradi “azzurri” alle Grandi Logge. È in programma, per il RSAA di cui Lei è il Sovrano Gran Commendatore, rivedere questa consuetudine?
3) Ritiene che il Decreto del Gran Maestro Seminario avrà ripercussioni sul piano internazionale? Con specifico riferimento alla Massoneria nordamericana.
Nigro ci ha fatto sapere che reputa più opportuno, per ora, sorvolare. Soprattutto per evitare ulteriori ritorsioni da parte del Gran Maestrodi Rossano. Ecco allora una nuova domanda per lui:
4) Ritiene, dopo quello che è successo, che possa davvero succedere dell’altro? E cosa di più?
Perché a noi di liberomuratore.com pare che sia già successo abbastanza. E che sia arrivata l’ora di un’uscita pubblica, magari rispondendo, se non a noi, alle richieste, di contatto e di chiarimenti che provengono – lo sappiamo per certo – da un quotidiano d’inchiesta di rilevanza nazionale come Il Fatto Quotidiano.
1 commento
L’anima vera della Libera Muratoria dovrebbe essere la “Fratellanza” ma nel GOI evidentemente è andata persa. Sono stato nel GOI per 33 anni, dopodiché per quella ragione di cui sopra, sono andato via.
Da diversi anni sono a pié di lista in una Loggia nella mia città natale in Belgio, di un’Obbedienza, tra l’altro non riconosciuta dal GOI.