Mentre le truppe legali del Gran Maestro (sub iudice) manovrano sul fronte ligure, il maggior Canale Telegram di informazione massonica affievolisce le speranze della “resistenza” taroniana
«Fratelli Carissimi, so bene di darvi, con questo messaggio, un profondo dolore. Ciononostante, mi sento in dovere di precisare alcuni aspetti giuridici (…): la Giustizia civile italiana è un ferro vecchio, lento e inefficiente. Se e quando interverrà si troverà davanti un campo devastato nel quale ogni intervento sarà inutile e tardivo».
Questo il messaggio, piuttosto sconsolante, apparso ieri sulla maggior piattaforma di divulgazione mediatica riconducibile alla Lista n. 1 “Noi Insieme” di Leo Taroni e Silverio Magno. «In questo senso i congiurati “lavorano” con rinvii, Tavole e tavolette, provvedimenti e decretini, dalle molteplici fattispecie penali». E poi un elenco irriferibile di presunti reati che sarebbero riconducibili a chi oggi detiene, a Villa il Vascello, il pallino del comando.
Facile, ovviamente, digitare accuse coperti dall’anonimato, molto diverso il provare, nel concreto, che tutto ciò che si immagina sia vero. Perché fin quando si tratta di un “gioco”, seppur milionario, è un conto, quando si scrive “concorso esterno” siamo su di un campo in cui occorre fare molta, molta più attenzione.
Denunciare la “zona grigia”, configurando al massimo la messa in opera di comportamenti moralmente reprensibili, è un conto, altro è… paventare “la ciliegina sulla torta al cioccolato“, fuor di metafora le condotte più gravi.
E infatti, volendosi affidare alle indagini delle Procure: «Tutto ciò potrà essere provato solo con un’istruttoria penale, che ha mezzi ben diversi da quella civile, ma richiede una cosa: il silenzio e la discrezione». In questo senso sarebbe da leggere l’apparente inerzia di Leo Taroni, che da un lato ha deluso molta parte del suo elettorato, dall’altro sembra però imposta da presunte indagini che richiederebbero il dovuto riserbo.
Proprio in questo senso accolta anche la notizia di un presunto interessamento delle Fiamme Gialle circa l’erogazione di un finanziamento… sul quale si starebbero facendo accertamenti. Per ora di più non è dato sapere.
Forse il messaggio fa riferimento alla due pec inviate dalla Lista “Noi Insieme” al Tribunale civile di Roma, per ottenere due ordinanze inaudita altera parte, alle quali sarebbe stato finora risposto picche.
La ridotta di Albenga

Mentre la partita civilistica di Taroni e Magno sembra, almeno per ora, perduta, prosegue la difficilissima partita della Lista n. 1 presso la Corte Centrale del GOI.
Anche qua, però, le contromosse studiate dal Gran Maestro calabrese Antonio Seminario e dell’avvocato calabrese Fabio Federico, volte a fiaccare la “resistenza” taroniana, pare stiano inesorabilmente andando a segno. Tanto di aver consentito alle truppe del Sud (cioè quelle “borboniche”, se ci vogliamo divertire), addirittura di contrattaccare in territorio savoiardo.
Abbiamo resa pubblica per primi, noi di liberomuratore.com, la notizia riferibile all’Oriente ligure di Albenga (ne sveliamo adesso il nome), in cui il 3 marzo, giornata elettorale per il rinnovo della Gran Maestranza, ben quattro ore prima della chiusura delle votazioni, attraverso un rapidissimo giro di telefonate, il Presidente del piccolo avamposto massonico fu informato che i 7/8 “fratelli” che ancora mancavano all’appello dei votanti non si sarebbero presentati alle urne, chi per un motivo chi per l’altro. E che, quindi si poteva chiudere il Seggio in anticipo, senza tirarla per le lunghe, fino al termine della giornata di votazioni…
Un tutti a casa, con quattro ore d’anticipo, che sarà sembrata una buona idea agli affiliati alle Logge del posto, la Luigi Pirandello n. 762 e la Giuseppe Mazzini n. 831, ma che adesso rischia di costare molto caro.
Presso lo Studio Legale Federico, infatti, si è pensato che tutto ciò è assolutamente bastevole (si sarebbe in realtà impedito almeno ad uno dei 7/8 “fratelli” assenti di votare) a cagionare l’annullamento delle schede dell’intera Regione.
Questo perché, giungendo i plichi dei Seggi periferici ancora sigillati nel calderone del Capoluogo (in questo caso Genova), ed essendo lì successivamente aperti e mischiato il loro contenuto, qualsiasi difetto originario (dunque del Seggio periferico) andrebbe (almeno secondo i desiderata calabresi) ad “infettare”, inficiandoli, i voti dell’intera Circoscrizione.
Circoscrizione in cui Leo Taroni, è bene ricordarlo, ha stracciato Antonio Seminario di circa 300 preferenze. Preferenze che, annullate, farebbero salire ancor di più lo “stacco” di Seminario su Taroni, andando a costituire quella “quota di sicurezza” che permetterebbe di riammettere come valide le famose schede introdotte nelle urne con i tagliandini antifrode ancora attaccati, e per ora ritenute invalide. Quelle stesse che stanno, ad oggi, consentendo al Gran Maestro sub iudice di governare dal “Vascello”, ma che sono giudicate “materiale radiattivo” del quale sbarazzarsi al più presto, poiché causa di quel soprannome “Talloncino”, da cui è imperativo categorico, per Seminario, liberarsi al più presto.
Con la Giustizia civile ferma, e il sacco ligure, per le truppe lombardo-romagnole si fa adesso durissima. Mentre dalla Sardegna potrebbe arrivare, a giorni, un altro dolore: la sospensione di uno dei migliori Generali taroniani, il Presidente Claudio Solinas. Il quale però, a Cagliari, supportato dal leale Oratore del Collegio Vittorio De Riso, è intenzionato a vender cara la pelle, avendo depositato una Tavola d’Accusa precisa e documentata contro gli assalitori della roccaforte nordista di Piazza Indipendenza 1, sede regionale del GOI sardo.
Ne vedremo di sicuro delle belle.