Il Grande Oriente d’Italia calabro-senese regala alla Massoneria italiana la pagina più brutta della sua storia. La Giustizia italiana riporta al solco ed alla stanga i frodatori del “talloncino”. Andranno avanti le trattative per una Massoneria regolare e legalitaria
La notizia è apparsa simultanea sui due maggiori Canali Telegram di informazione massonica: ore 17:19 di ieri, anticipata di un minuto da Notizie massoniche italiane, che preannunmciava imminente un “aggiornamento importante”.
Il giudice Maurizio Manzi della XVI sezione del Tribunale civile di Roma, aveva infatti emesso un’ordinanza con la quale accoglieva il ricorso dei 12 fratelli di Messina, capitanati da Francesco Celona e seguiti dall’avvocato Lorenzo Borrè, che avevano chiesto di rendere inefficaci gli effetti della proclamazione di Antonio Seminario come vincitore delle elezioni per la Gran Maestranza del 3 marzo scorso. E di conseguenza la sua intronizzazione, avvenuta in aprile alla Fiera della ‘nduja di Rimini.
«Si ravvisa la esistenza di gravi motivi al fine di privare provvisoriamente di efficacia le delibere adottate atteso che, in ragione dei plurimi profili di illegittimità prima facie delibati, deve prevalere sull’esigenza di protrazione della gestione dell’attività associativa il profilo valoriale della estrinsecazione della stessa in adempimento di un valido processo elettorale», così si legge nel dispositivo dell’ordinanza.
Insomma, un crollo verticale che trascina nel baratro non solo il Gran Maestro Seminario ma tutta la sua Giunta: Sandro Cosmai, Giuseppe Trumbatore, Sergio Monticone, Raffaele Sechi, Marco Vignoni, Andrea Mazzotta, e il Gran Segretario Emanuele Melani, quello della Circolare anticostituzionale…

E ora?
Adesso le possibilità che si aprono sulla voragine causata dalla sentenza sono molteplici:
Intanto si apprenderebbe di un passaggio di consegne della “attuale” ex-Giunta a Stefano Bisi, al fine di gestire l’ordinaria amministrazione. Ma a questo punto chi può indire le nuove elezioni?
Non è semplice dare una risposta. Innanzitutto il Grande Oriente d’Italia ha già annunciato il ricorso contro l’ordinanza, quindi c’è da credere che nelle prossime settimane resterà tutto congelato, poi c’è in piedi il reclamo già presentato da Leo Taroni per proprio conto (cioè indipendentemente dall’esito del procedimento aperto dai 12 “fratelli” di Messina), che andrà a soluzione il 27 novembre. Qua il giudice (stavolta) collegiale potrebbe decidere di nominare seduta stante un amministratore giudiziario (richiesta peraltro fatta da Taroni). A questo amministratore, che il Canale Telegram Notizie massoniche italiane ha già chiesto possa essere (non si sa quanto provocatoriamente) la sig.ra Rosy Bindi, spetterà allora di proclamare nuove elezioni, o forse – ma la possibilità è remota – di assegnare la vittoria a Taroni.
I talloncini di “Talloncino”
Il futuro, certo, appartiene agli dei, secondo il leitmotiv caro al prof. Claudio Bonvecchio, ma nel presente il giudice Manzi, nella sua ordinanza, ha affermato molto chiaramente una cosa: il favor voti – alla stregua di quanto accade con le elezioni politiche e amministrative – va sempre e comunque tutelato.
Quindi la Commissione Elettorale Nazionale del G.O.I. male fece a rigettare la contestazione della Lista n. 1, secondo la quale non andavano considerate nulle quelle schede che, al momento dello scrutinio, presentavano il talloncino antifrode, non staccato dalla scheda dai componenti del Seggio.
Taroni e i suoi hanno sempre sostenuto come la faccenda riguardasse una mera irregolarità causata non dall’elettore ma dal presidente di Seggio o da uno dei suoi collaboratori, palesemente inidonea ad inficiare la libera espressione di voto.
Manzi, seguendo questo ragionamento, scrive che «(…) l’operato degli elettori, i quali hanno espresso liberamente il voto, non può essere fatto oggetto di censura non essendo rimesso agli stessi l’adempimento di rimuovere il talloncino antifrode prima di depositare la scheda nell’involucro di raccolta».
Esattamente quello che, a gran voce, avevamo rilevato anche noi di liberomuratore.com all’indomani delle varie vicissitudini della vicenda in Corte Centrale.
Insomma, stavolta la spocchia di parte lealista è stata duramente punita.
La comunità massonica e il Rito Scozzese
Al momento il solo fatto certo è lo sbigottimento con il quale è stata accolta la notizia dai 23mila affiliati al Grande Oriente d’Italia, già scombussolati dalle note vicende del possibile accordo tra il Rito Scozzese Antico ed Accettato e la Gran Loggia Regolare d’Italia, fortemente sponsorizzato da Notizie massoniche italiane e reso noto proprio da liberomuratore.com nella mattinata di ieri.
Al momento, a differenza di quanto è stato affermato da Roberto Galullo sul Sole24Ore, nulla è “congelato”, semplicemente si tratterà di rimodulare le basi dell’intesa tra le parti.
Il Sovrano Gran Commendatore Scozzese Giulio Nigro potrebbe sfruttare il momento di confusione in casa lealista per cambiare, ad esempio, lo Statuto del Rito, inserendo anche l’accettazione dei Maestri della Gran Loggia Regolare d’Italia tra quelli ammessi al perfezionamento dei Gradi Scozzesi. Stavolta senza temere gli strali dei vertici del “Vascello”, vertici che attualmente sono stati annichiliti dal giudice Manzi.