Sono giorni difficili nel Grande Oriente d’Italia, la sentenza che tutti temevano alla fine è arrivata: 416-bis cp per il medico e massone di Castelvetrano Alfonso Tumbarello, sospeso ma non ancora espulso dal circuito massonico nazionale. Tra chi ne chiede l’incolpazione massonica per i gravi reati compiuti e chi lo difende in nome del “garantismo assoluto” si è aperta una nuova guerra di posizione. In ballo c’è la stessa presentabilità del GOI
Ci aveva provato oltre un mese fa Antonio Seminario, a portare botti d’acqua in prossimità del “punto” dove sarebbe divampato l’incendio, con una proposta interpretativa dell’art. 187 del Regolamento del GOI che definire mediana è corretto.
Nessuna Tavola d’accusa per i Fratelli sottoposti a misura cautelare, con l’accusa di aver commesso reati connessi alla Mafia, almeno fino alla sentenza di Primo Grado. Dopodiché…
Il “dopodiché” sarebbe stato ovvio, se non ci fossimo trovati a bordo della Massoneria più pazza del mondo! Infatti, arrivata la sentenza da parte del Tribunale di marsala nei confronti del medico e massone favoreggiatore del superboss latitante Matteo Messina Denaro, il GOI è andato letteralmente in tilt.
Il Canale Telegram Notizie massoniche italiane ha riferito di una telefonata tra l’attuale Gran Maestro Stefano Bisi e il suo successore Antonio Seminario, in cui il primo, in sostanza, avrebbe chiesto al secondo istruzioni su come procedere con Tumbarello. Sembra che Bisi abbia concordato con Seminario che nel caso specifico la misura fosse colma, e che non sarebbe più bastata l’applicazione del “garantismo assoluto” a tenere indenne il GOI dai micidiali risvolti mediatici della vicenda.

Seminario d’altronde si era già mosso, con un documento pubblico nel quale proponeva di sottoporre a processo interno per colpa massonica quei fratelli che, privati della libertà personale, si fossero veduta comminare una condanna in primo grado. Proprio il caso del medico fiancheggiatore.
Ma chi deve farla questa “Tavola d’accusa”? Il testo dell’art. 187 del Regolamento del Grande Oriente d’Italia parla chiaro, la “patata bollente” è del Grande Oratore, carica occupata oggi dal sardo Michele Pietrangeli, uno che di Tavole d’accusa se ne intende, avendole promosse urbi et orbi nel corso degli ultimi 5 anni.

Questa volta “No”
Raggiunto da Stefano Bisi per la firma, il sardo – così si è appreso a mezzo internet – avrebbe però rifiutato di apporre il suo nome in calce all’atto d’accusa verso il Fratello mafioso: “La faccia Vignoni“, pare aver risposto a Stefano Bisi.
Una ricostruzione però durata lo spazio di un mattino, infatti Pietrangeli ha successivamente fatto sapere, tramite una e-mail indirizzata al Canale Telegram Notizie massoniche italiane, che l’interlocuzione con Bisi ad oggetto Tumbarello non c’era mai stata e che, inoltre, egli giudica la faccenda della Tavola d’accusa al fiancheggiatore di Cosa Nostra del tutto fuori luogo, in quanto ritenuta: “immotivata e soprattutto antimassonica” in quanto “tesa ad anticipare giudizi morali e giuridici fortemente prematuri di fronte ad un excursus processuale in divenire“.

La posizione del Grande Oratore uscente pare quindi ancora negare quel principio del “garantismo relativo” accettato in queste ultime ore persino dal Gran Maestro Stefano Bisi, forse per disperazione e come ultimo avamposto possibile per non perdere del tutto la faccia di fronte ai media e all’opinione pubblica. Perché è vero che nessun giornalista ha finora bussato alla porta del Vascello, ma… mai dire mai!
I commenti giuridici su Telegram
A questo punto la polemica si è spostata sui social, con un intervento giuridico apparso sul Canale Telegram Veritas et Aequitas Massoneria Universale, in cui si afferma: “mentre il primo comma dell’art. 187 del Regolamento GOI prevede l’obbligo del Grande Oratore di formulare Tavola d’accusa quando i fatti addebitati costituiscano anche colpa massonica, quando i fatti – non la misura restrittiva – addebitati dalla magistratura profana sono anche colpa massonica, il Grande Oratore deve formulare Tavola d’accusa (senza se e senza ma), dopodiché il procedimento massonico viene sospeso fino alla definizione del processo (si noti che ricorre proprio il termine appropriato, non certo l'”ultimo Grado” cui accenna il Grande Oratore Pietrangeli) davanti alla magistratura ordinaria. E’ palese dalla lettera della norma che con riferimento alla formulazione della tavola d’accusa si parla di addebiti e non di provvedimenti restrittivi, poiché qui scopo principale è la tutela dell’Ordine, che va protetto in via prioritaria mentre la tutela del fratello è presente solo in via subordinata all’immagine dell’Ordine“.

A questo punto il tema è diventato se si fosse veramente in grado di formulare correttamente la Tavola d’accusa a Tumbarello, mettendo in dubbio le capacità giuridiche al “Vascello”. Così scrive un Fratello su Notizie massoniche italiane: “Ho un sospetto e lo vorrei condividere con voi. Secondo me la tavola a Tumbarello non viene fatta perché non essendoci un precedente non si sa come farla. Vorrei dare un suggerimento, premettendo che sono un fratello che lavora in una cancelleria di tribunale. Dicevo quindi che si dovrebbe aspettare la pubblicazione della sentenza attraverso il suo deposito in cancelleria, e ci vorranno presumibilmente 90 giorni. Poi il grande oratore di turno, a quel punto Vignoni, potrà accedervi tramite i sistemi informativi della giustizia. Nella tavola a Tumbarello ci dovrà essere la citazione dell’art. 15 /b quanto al capo d’accusa massonico – “ogni azione contraria alla lealtà, all’onore od alla dignità della persona umana ed ogni comportamento, nell’ambito della vita profana, che tradisca gli ideali dell’Istituzione” – ed essere riportata semplicemente la pronuncia del Tribunale.”
Una ricostruzione smentita a stretto giro da un altro utente del Canale, che rileva, anche in maniera alquanto colorita: “Ma che dice il fratello!…90 giorni?! Sono un avvocato e il fratello dovrebbe sapere che già nel deposito effettuato nei successivi quindici giorni è riportato tutto! Introdotto dalla formula “P.Q.M. (Per Questi Motivi)” che enuncia chiaramente l’esito della causa (accoglimento o rigetto della domanda, condanna o assoluzione). Non prendiamoci in giro, per tavolare Tumbarello basterebbe il semplice dispositivo, stiamo parlando di uno riconosciuto come fiancheggiatore alla Mafia! Eccheccazzo! Dai..!“

Insomma, la tensione è altissima nel Grande Oriente d’Italia, e la pratica dello scaricabarile pare sia la nuova “catena d’unione” tra fratelli, o presunti tali.
Una catena d’unione d’ignavia saldissima.