Gentile sig. Mancini,
vorrà, Lei, perdonarci, ma proprio non ce la facciamo a chiamarLa “fratello”.
E guardi, non per nostra scarsa volontà, che nell’ecumenismo che ci contraddistingue riusciamo persino ad immaginare nostri “fratelli” i tanti personaggi in cerca d’autore che ci capita di incontrare sempre più spesso tra le Colonne dei nostri templi, e ad immaginare che essi, in realtà perfettamente consoni alla massoneria moderna (sempre più povera di idealità e ridotta a misero palcoscenico per ego imbarazzanti) siano in qualche modo gli epigoni di Hiram Abif, l’Architetto capo.
Lei però va oltre: perché vede, Lei non è neppure degno di rappresentare quei tre “cattivi compagni” la cui scellerataggine, secondo tradizione, portò all’assassinio e conseguentemente alla perdita della “Verbo”.
Lei, infatti, nel Disegno che vede anche i vizi e i peccati recitare la loro parte, avendo piena ragion d’essere (perché senza inciampo non sarebbe possibile nessuna risalita) non è nemmeno contemplato. È under.
Lei in effetti non simboleggia niente. Non ha titolo per stare nell’Opera. Neppure come elemento di disturbo, né con la dignità di uno di quei tratti di contorno che rendono meno monotono il quadro. Chè non si può tutti giocare da protagonisti! E nelle “fughe” spesso si nasconde un senso così autentico… ci provassero a cimentarsi su quelle “fughe”, i liberi muratori!
Lei… ecco, sì!, Lei è più un insulto. Un insulto al significato di tre secoli di tradizione latomistica. Del tutto in accordo a quei balordi al vertice del Grande Oriente d’Italia, che Le consentono di calpestare impropriamente il pavimento a scacchi e sedere tra simboli sacri di cui Lei non solo non ha interiorizzato nulla, ma che profana con la sua stessa presenza, rendendo il teatro buffa messa in scena, spettacolo da quattro soldi da circo delle pulci.
Vede, Mancini, ci piacerebbe a questo punto chiederLe cosa la spinge, quale demone maligno la istiga, a voler infettare con la sua presenza deleteria cerimonie massoniche non più soltano nostrane ma “maltesi”.
Certo una “Malta” tutta sardo-calabro-sicula, però con puntate albanesi e rumene, per aggiungere quel tocco balcanico in più che fa mix perfetto per una bomba atomica ad orologeria, che prima o poi siamo sicuri ci scoppierà in casa, magari a Palmi, magari a Ragusa, magari ad Arzachena…
Lei, Mancini, oggi vuole provare, tornito dal tanto agognato grembiule nero “maltese”, il brio della “massoneria universale”, quella che crede possa fornirLe il passe-partout per girovagare di qua e di là per l’Europa (dell’Est soprattutto). Ma per fare cosa?
Ma non le bastano le Tavole d’Accusa di cui è produttore seriale in Italia? Vuole forse “tavolare” il mondo intero?
Stia attento, perché i “fratelli” dei Carpazi hanno un senso dell’umorismo molto meno sviluppato che nel mediterraneo…
Perché Lei, Mancini, in definitiva è entrato in Massoneria non per fare un suo personale e soggettivo percorso interiore, teso a levigare la sua propria pietra, ma per picconare e distruggere quelle degli altri. Una scelta fantastica! Ma completamente fuori contesto.
Noi, vede Mancini, in realtà sappiamo bene cos’è la sua “massoneria universale”, cos’è per Lei… Niente di più di quel circolo, ben poco invidiabile, di un mondo in realtà tremendamente ridotto, fatto del privilegio di potersi permettere “cose” inarrivabili per l’altro 99% dell’umanità. Del tutto dimentico di cosa ne sta fuori.
Ma dov’è in Lei la fratellanza? Dov’è quel senso di rispetto verso gli altri che la porterebbe a non abusare della sua posizione all’interno del Regime massonico di cui Lei è complice ed insieme efferato esecutore materiale?
Lei fa del male Mancini, è bene se ne renda conto. È un uomo del Male che fa del male. Come male ha fatto recentemente al Fratello Domenico Pelliccia, uomo per bene e servitore delle Istituzioni repubblicane, che Lei insieme alla sua banda balorda avete messo in trappola per mezzo di una ricostruzione ridicola, ledendolo non solo nel suo sincero percorso iniziatico ma anche sul piano lavorativo. Ne va fiero?
La sua “massoneria universale”, Mancini, è un circo delle pulci salterine. Pulci che credono, perché saltano, di raggiungere altezze strepitose, ma sono salti di pochi centimetri.
Strepitosi, sì, ma per delle pulci.
La redazione di Liberomuratore.com