Con un Documento intitolato “Prolegomeni per una palingenesi etica della Massoneria italiana” il prossimo Gran Maestro del Grande Oriente d’italia spiazza sostenitori ed avversari: “La Massoneria diventi testimonianza”. Nella sua lezione non c’è spazio per l’indifferenza, e lo sguardo approda ad un nuovo tipo di spiritualità, quella in grado di guardare al reale
PROLEGOMENI PER UNA PALINGENESI ETICA DELLA MASSONERIA ITALIANA

Carissimi Fratelli,
vengo, con questo documento, a dar risposta ai dubbi emersi circa la possibilità di un fondamento etico pratico all’agire umano.
La domanda che mi è stata posta – in quanto prossimo Gran Maestro del Grande Oriente d’Italia – è come possa definirsi un “sistema etico”, che si auto-costituisce come “verità”, in un quadro mutevole quale quello rappresentato dai labili confini delle relazioni umane, che sono per loro stessa costituzione caotiche e non-univoche.
A questo proposito rispondo ai Fratelli che la capacità dell’uomo di formalizzare un enunciato: “l’agire etico”, è in effetti essa stessa garanzia del profilo razionale dell’etica stessa.
L’agire umano, infatti, non essendo determinato da alcun automatismo, comporta sempre e comunque la messa all’opera di una risoluzione morale. E qua sta anche, a mio avviso, la grande differenza tra l’agire umano e gli algoritmi che governano le reti neuronali dell’Intelligenza artificiale (tema che svilupperò come approfondimento nel corso della mia gran maestranza).
L’uomo, quindi, dicevo, può decidere sempre liberamente come agire, ma soprattutto può rendere ragione in forma linguistica della propria decisione. Questo significa che il giudizio etico si fonda sulla capacità dell’uomo di comparare a livello logico, prima ancora che assiologico, i valori connessi all’azione. È un dato di ragguardevole importanza.
Perché è importante? Cosa significa tutto questo? Significa, cari Fratelli, che ogni atto della volontà umana ha intrinsecamente un orientamento teleologico, e che il fine che ogni azione moralmente orientata si propone di raggiungere è propriamente un “valore”!
I giudizi etici, in questo modo, connettono stabilmente azioni e valori, tramite un percorso logico che opera un confronto tra i valori stessi, al fine di stabilirne la priorità.
Può allora esistere un “sistema assiologico” cui possa essere riconosciuta “razionalità”?
In altre parole: “Esistono delle regole logiche secondo le quali la coscienza può operare delle sensate comparazioni tra valori, a prescindere dal contenuto materiale del valore stesso o delle circostanze?”
Su questo punto, cari Fratelli, intendo rifarmi agli studi del filosofo tedesco Franz Brentano, il quale ammette regole dal valore trascendentale mediante le quali è possibile costruire un ragionamento di natura etica non fallato da contraddizione.
Semplifico: secondo Brentano ciò che rende complesso l’atto della decisione rispetto a quello dell’intellezione è che nel caso della comprensione intellettuale generalmente si tratta di discernere tra due possibilità, ossia il “vero” o il “falso”. Nel caso della decisione etica, al contrario, si pone una radicale differenza: «Ciò che è vero, è sempre ugualmente vero, ciò che è buono invece non è tutto ugualmente buono, ed il “meglio” non significa se non ciò che è preferibile rispetto ad un altro bene» (Brentano, Sull’origine della coscienza morale).
Questo, cari Fratelli, indica che le varie situazioni valoriali devono essere assunte nella loro complessità: esistono, cioè, circostanze in cui la valorialità in gioco è sospesa ad un esito futuro, e il compito di discernimento assiologico si gioca tutto sull’assunzione responsabile di comportamenti e azioni che singolarmente potrebbero addirittura generare, nell’immediato, disarmonia e caos.
È proprio questo, mi consentirete, ciò che è avvenuto nel recente passato del GOI e avviene tutt’ora con l’informazione massonica veicolata dai Canali Telegram, il cui fine “alto-valoriale” giustifica la creazione di ineliminabili disarmonie e squilibri.
Ebbene, tutto ciò porta a concludere con una constatazione sorprendente: “La contraddizione è fattore costituente un sistema assiologico razionale”.
Dalla teoria alla prassi
Vediamo, adesso, come tutto ciò impatta sulla prassi massonica. Perché in definitiva a noi si pone esclusivamente una domanda, che è fondamentale: “Cosa significa essere massoni?”
Soprattutto in un’epoca come la nostra in cui il rischio non è più la persecuzione, come nei secoli in cui veniva conculcato il libero pensiero, ma l’indifferenza.
Occorre dire, e lo dico con grande forza, che il massone è colui che sta dalla parte della verità! Non sul presupposto che esista una verità dogmatica o rivelata o in qualche modo “oggettiva”, ma perché il massone è colui che “dice la verità”.
Ma cosa significa “dire la verità”? Innanzitutto, che la Massoneria non deve essere intesa, per tutti noi, come un comodo rifugio delle coscienze, bensì come un’assunzione di responsabilità di fronte al mondo. Un’assunzione di responsabilità che deve saper sopportare l’accettazione del rischio.
L’etica del massone diventa così un laboratorio spirituale. Non ci sono in Massoneria dottrine da apprendere, alle quali affidarsi nel momento della scelta, ma azioni da sviluppare nella complessità delle situazioni concrete. In questo senso la Massoneria non è un’idea astratta, ma più esattamente coincide con la propria stessa esistenza: è esposizione di sé di fronte alla complessità del reale.
La libertà dell’agire diventa in questo senso “fare ciò che si deve”. Ecco perché affermo che l’etica massonica è un’etica della responsabilità: chi lascia che il male passi senza opporvisi, chi si rifugia nella purezza della propria coscienza, si rende complice del male stesso. Il massone è infatti chiamato alla responsabilità, non all’innocenza!
Qui, Fratelli, occorre un capovolgimento dell’etica tradizionale. L’eroismo non sta nel “non macchiarsi”, ma nel saper prendere su di sé anche la colpa, se il fine è quello superiore di migliorare il mondo.
Il massone responsabile è colui che si interroga ogni giorno sul proprio compito, e non cerca scuse spirituali per rimanere solo spettatore degli eventi.
La Massoneria, cari Fratelli, non risolverà mai i nostri problemi esistenziali, ci chiama piuttosto ad attraversarli, ad assumere su di noi la responsabilità della loro sopportazione.
Solo così la Massoneria può divenire per il singolo massone una “testimonianza”. La propria personale testimonianza da portare al mondo.
La testimonianza del suo agire responsabile, del suo amare concreto, del suo saper sostare empaticamente nel dolore del fratello.
Questa è anche la prospettiva della vera Fratellanza.
Ed è proprio in questo modo che quel sistema assiologico razionale di cui vi ho parlato all’inizio si fa, nel mio pensiero, “verità”. Perché esso diviene verità incarnata.
È la fatica quotidiana del discernimento, è la bellezza della responsabilità che chiama al coraggio della libertà, è precisamente tutto questo “verità”!
Educare a questa “verità”, a questa assunzione di responsabilità, è compito della Massoneria.
Cari Fratelli, vi lascio a meditare su queste mie riflessioni, affinché il mio lavoro sia condiviso attraverso quell’Eggregore spirituale che è il segno intangibile della nostra unione e della nostra universalità.
Antonio Seminario